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Nel corso di questi due anni di pandemia da coronavirus abbiamo imparato a riconoscere i sintomi di COVID-19: nella maggioranza dei casi la malattia si manifesta con febbre, tosse, mal di gola, mal di testa e perdita dell’olfatto.

Alcuni pazienti infetti presentano sintomi gastrointestinali come diarrea, dolore addominale, scarso appetito e vomito, mentre altri mostrano sintomi renali e oculari.

La maggior parte delle ricerche cliniche sul virus SARS-CoV-2, responsabile del COVID-19, si sono concentrate sulle manifestazioni respiratorie, dato che è proprio l’apparato respiratorio ad essere maggiormente coinvolto nell’infezione. Tuttavia, alcuni studi hanno riportato come la congiuntivite sia un segno precoce di COVID-19 e con l’avanzare della pandemia si è registrato un numero crescente di complicazioni oculari causate da SARS-CoV-2.

Le manifestazioni oculari di COVID-19 sono generalmente poco frequenti: si presentano in un paziente sintomatico su 10. Anche se poco comuni, conoscere la frequenza e il tipo di manifestazioni oculari di COVID-19 può aiutare i medici e i pazienti a riconoscere l’infezione prima e meglio. Qui sotto sono elencati i modi e la frequenza con cui COVID-19 si manifesta nell’occhio.

Manifestazioni oculari di COVID-19
Manifestazioni oculari di COVID-19
Manifestazioni oculari di COVID-19

Manifestazioni oculari più frequenti

  • Occhio secco o sensazione di corpo estraneo: 16%
  • Rossore: 13%
  • Lacrimazione: 7-13%
  • Prurito: 13%
  • Dolore all’occhio: 10%
  • Secrezioni oculari: 5-9%
  • Vista sfocata o ridotta: 8%
  • Iperemia congiuntivale (arrossamento di uno o entrambi gli occhi su base infiammatoria): 8%
  • Fotofobia (sensibilità alla luce): 7%
  • Chemosi (edema congiuntivale, ossia accumulo di liquido sotto la congiuntiva e sporgenza della stessa): 5%

 

Manifestazioni oculari rare

Manifestazioni oculari più rare, registrate soltanto tra il 2% e l’1% dei pazienti COVID-19 sintomatici, includono:

  • Cheratite: infiammazione della cornea, la parte dell’occhio antistante la pupilla e l’iride.
  • Cheratocongiuntivite: infiammazione simultanea della cornea e della congiuntiva, la membrana trasparente che ricopre il “bianco dell’occhio”.
  • Episclerite: infiammazione dell’episclera, uno strato sottile che si trova tra la congiuntiva e la sclera (ossia gli strati attorno al “bianco dell’occhio”).
  • Orzaiolo: infiammazione alla base delle ciglia che causa la formazione di una sorta di brufolo bianco-giallastro.
  • Pinguecola: crescita anomala e benigna del tessuto della congiuntiva, di colore giallastro.
  • Neuropatia ottica ischemica posteriore: infarto della testa del nervo ottico, ossia una condizione in cui, a seguito di un mancato apporto di sangue, le cellule del nervo ottico muoiono.

Manifestazioni oculari nei casi gravi

Nei pazienti in terapia intensiva a causa del COVID-19, si sono registrati casi di chemosi e iperemia congiuntivale.

Emorragie, anomalie e lesioni vascolari della retina sono state osservate in pazienti intubati e sembrano associate alla gravità con cui si manifesta il COVID-19.

In generale, nei pazienti con forme più severe di COVID-19 si è calcolato un rischio circa tre volte maggiore di sviluppare manifestazioni oculari della malattia rispetto ai casi più lievi.

Perché il COVID-19 si manifesta nell’occhio?

Il motivo delle manifestazioni oculari nei pazienti con COVID-19 sembra legato alla presenza del recettore ACE2 nella cornea, nella retina e nella congiuntiva. Questo recettore permette ai coronavirus, incluso il SARS-CoV-2, di entrare nelle nostre cellule e potrebbe favorire l’entrata del virus e lo sviluppo di malattia nei tessuti dell’occhio.

L’importanza del riconoscimento delle manifestazioni oculari

Anche se il tasso di incidenza delle manifestazioni oculari è generalmente basso nei pazienti con COVID-19, il riconoscimento precoce di eventuali segni e sintomi nell’occhio può essere utile nell’identificare pazienti potenzialmente infetti. Nonostante le manifestazioni oculari siano meno comuni dei sintomi respiratori, infatti, esse possono presentarsi come sintomi iniziali e unici dell'infezione.

Il legame tra la pandemia e la malattia dell’occhio secco

Il meccanismo che porta all'occhio secco o alla sensazione di corpo estraneo non è chiaro nei pazienti con COVID-19 e potrebbe non essere direttamente associato all’infezione da SARS-CoV-2.

La comparsa della malattia dell’occhio secco durante la pandemia potrebbe essere legata all'uso di mascherine e alla conseguente deviazione dell’aria espirata verso gli occhi, soprattutto quando le mascherine sono allentate. Il flusso d'aria contro la superficie oculare causa l'evaporazione accelerata del fluido lacrimale, causando così i sintomi dell’occhio secco. Nelle persone con occhio secco preesistente o con un film lacrimale alterato, i sintomi possono essere più comuni e prominenti.

Inoltre, dall'inizio della pandemia, le persone passano molto più tempo davanti ai dispositivi elettronici, che possono esacerbare la sensazione di occhio secco.

Come si può ridurre il rischio di contagio da Covid-19?

Nella ricerca di agenti in grado di contrastare il nuovo coronavirus, è emersa la molecola dell’acido ipocloroso (HOCl) le cui proprietà virucide e battericide erano ben note in letteratura. Oggi, grazie all’innovazione tecnologica, è possibile avere una soluzione di acido ipocloroso stabile, a pH neutro e ben tollerata, al punto da poter essere utilizzata come spray non solo sulla zona perioculare, ma anche nebulizzata su tutto il viso prima di mettere la mascherina.

 

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